I lavoratori acquistano la maggioranza o la totalità delle quote di proprietà della propria azienda, divenendone così i proprietari. Questa scelta perché l’azienda è in crisi o, molte volte, perché il proprietario ha deciso di non proseguire l’attività e i suoi eredi hanno scelto di fare altro. E i lavoratori si troverebbero così senza un’occupazione. Così decidono di "acquistare" l’azienda per la quale hanno lavorato.
Ma come possono acquisire la proprietà dell’azienda ex datrice di lavoro? Anche qui ci viene incontro il sito ufficiale di CFI:
"Questi interventi sono resi possibili dal sostegno della Legge Marcora (L. 49/1985), efficace strumento di politica attiva del lavoro, utilizzato per rigenerare un’impresa in crisi economica oppure nei casi in cui bisogna favorire un ricambio generazionale all’azienda senza eredi interessati a dare continuità all’attività imprenditoriale".
La Legge Marcora, emanata nel 1985 (poi parzialmente modificata e integrata dai DM 04.04.2001 - DM 16.04.2003 - DM 13.12.2005) ha istituito presso la Sezione speciale per il credito alla cooperazione, costituita presso la Banca nazionale del lavoro, un fondo di rotazione per la promozione e lo sviluppo della cooperazione in seguito denominato Foncooper.
I lavoratori si costituiscono in cooperativa investendo risorse proprie (il più delle volte Naspi o TFR) e subentrano nella proprietà dell’azienda. E sostenuti da CFI possono utilizzare i fondi messi a disposizione della legge Marcora.
Questo strumento ha una serie di caratteristiche positive, specie in fatto di lavoro e occupazione, ma non solo:
- Tutela l'occupazione, perché consente di salvaguardare i posti di lavoro in aziende altrimenti destinate alla chiusura o alla cessione.
- Crea nuovi posti di lavoro, sia attraverso l'espansione dell'azienda, sia attraverso la nascita di nuove imprese spin-off.
- Favorisce la diffusione di occupazione stabile e di qualità, nutrita da investimenti atti a garantire la continuità aziendale.
Ma dove è più diffuso il fenomeno del Workers Buyout? I dati che si possono reperire sul tema ci dicono che il WBO è diffuso soprattutto nei Paesi europei mediterranei, dove la componente cooperativa è molto forte e radicata. Spagna, Francia e Italia su tutti.
Il legame con il modello cooperativo è decisivo: nei nostri territori le radici delle imprese sono infatti legate a doppio filo con i luoghi dove sono innestate. Possiamo quindi dire che WBO e cooperazione camminano sullo stesso terreno anche dal punto di vista sociale e umano. Favorire infatti l’arrivo di aziende a rischio chiusura nelle mani dei cooperatori è garanzia di impegno e di tenuta sociale.
Chiudiamo come abbiamo iniziato, con un dato estrapolato da CFI, che ci permette di capire il valore intrinseco di questo evoluto strumento di politica attiva:
"Nel periodo 2011-2021 CFI ha deliberato 146 interventi a supporto di 88 progetti di WBO che sviluppano un valore della produzione superiore a 365 milioni di euro ed impiegano 2.286 addetti".
Photo - Pexels